POLIZZA CATASTROFALE L’OBBLIGO NON OBBLIGO E IL RINVIO AL 01/01/2026 PER LE PICCOLE IMPRESE
1 Aprile 2025
Se ne parla da almeno 20 anni, ma ora l’Inps, l’istituto di previdenza, sembra finalmente in grado di rendere disponibile a tutti i contribienti la cosiddetta “busta arancione“, ossia un documento (il nome viene dall’omologo svedese) in cui il contribuente è in grado di sapere quanto ragionevolmente può aspettarsi dal suo futuro assegno pensionistico.
E’ così che sono in arrivo le prime buste arancioni con la simulazione dell’importo della pensione futura alla quale si ha diritto sulla base di quanto finora versato, della retribuzione attesa e della data di uscita dal lavoro.
A riceverla, per ora, saranno 150 mila lavoratori italiani (non gli 8 milioni del progetto iniziale), subito dopo Natale, ma di cosa si compone questo documento?
Si tratta di quattro pagine, la prima delle quali contiene una previsione della pensione futura:
La seconda pagina contiene l’estratto conto dei contributi versati e poi accreditati dall’INPS, distinti per: tipo contributo, tipologia del lavoro; periodo dei contributi; quelli utili per la pensione e il relativo reddito o retribuzione; nomi delle aziende presso cui si è prestata l’attività lavorativa. La terza pagina riguarda la simulazione della contribuzione futura stimata dall’INPS in base al profilo lavorativo del contribuente. Una simulazione che rappresenta una semplice indicazione e che naturalmente non tiene conto di eventuali benefici di legge o di altre contribuzioni che permettano di anticipare la data di pensionamento o portino ad un importo della pensione più basso rispetto a quello stimato.
La quarta ed ultima pagina contiene:
L’Istituto rende inoltre nota la possibilità di usufruire di una consulenza personalizzata presso le proprie sedi per valutare come possono essere valorizzati in modo più utile i contributi accreditati, ad esempio facendo ricorso alla loro ricongiunzione e cumulo. Considerando che l’interesse della materia svelerà chissà quali situazioni future non poco preoccupanti, l’operazione dovrebbe essere volta ad incentivare il ricorso a prestazioni pensionistiche integrative private.
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